22 settembre, 21.37.
"Per favore, serve un calendario condiviso, dove tutti mettono gli impegni, in modo che tutti sappiamo quali sono gli impegni in parrocchia e gli impegni degli altri di ogni weekend. Ogni volta che salta fuori qualcosa di nuovo, la cosa mette in difficoltà il calendario di tutti."
Più o meno testualmente sono state queste le parole di uno stimato fedele, in una riunione di qualche giorno fa a cui ho partecipato.
Lì per lì, mi è preso un sussulto. Ogni Settembre, appena ci si siede al tavolo per la programmazione di rito, l'impressione è di dover "semplicemente" prendere atto che il calendario da qui a Giugno... è già saturo.
TUTTO A POSTO?
In queste settimane, come in tutte le parrocchie, siamo in "campagna acquisti". Oltre a chiedere la generosa disponibilità a continuare agli operatori pastorali già impegnati, si cercano nuovi aiuti, nuovi catechisti, nuovi volontari, nuovi educatori...insomma, il personale necessario per garantire lo svolgimento delle attività ordinarie. Non è facile. Si fa sempre più fatica a chiedere. D'altra parte siamo consapevoli che alla finestra c'è anche l'attesa di quanti si accostano allo "sportello servizi parrocchiale", per far preparare i figli alla Prima Comunione e Cresima, concordando sottovoce che un minimo - ma proprio minimo - di infarinatura va data ai ragazzi e qualcuno lo deve pur fare. Ed è difficile anche proporre e offrire qualcosa di diverso.
Il lavoro, le preoccupazioni, gli impegni personali, le amicizie, lo sport...lasciano poco spazio ad altro. E' vero che il tempo libero lo si spende più volentieri per le cose a cui si crede davvero e che piacciono. Come giustamente ha rilevato Biemmi, resta il fatto che non è semplice parlare di “conversione missionaria” quando «quelli che vengono continuano a chiederci di essere una stazione di servizio» (Biemmi 2021).
A proposito, segnalo questa bella riflessione (è un ciclo di riflessioni, molto bello):
MARGINI (IM)POSSIBILI
Una questione comunque rimane di fondo. In tutto questo, quali margini ci sono ancora per rivitalizzare la relazione con Gesù risorto e ridare alla vita di fede quella leggerezza che forse si è (quasi) persa? Riusciamo a farlo nelle attività ordinarie?
Effettivamente, la leva decisiva è sempre quella: la fede-relazione personale in/con Gesù Risorto, vissuta nella Chiesa. Da qui scaturisce quella che ogni credente dovrebber avere mentre vive la propria comunità: "la visione d'insieme", che viene meno quando manca una sufficiente visione di fede e ci si rinchiude nel proprio orto.
La tentazione di trascurare la Parola è latente, come la tentazione di vestire l'abito cristiano solo in privato e ridurre la fede a una elaborazione concettuale, incapace, come dice san Pietro, a rispondere con rispetto e dolcezza a chiunque domandi speranza che è in noi.Vorrei che evitassimo di sbarcare il lunario dell'anno liturgico, che invece è l'ossatura, la spina dorsale della Comunità cristiana.
Forse, come pastori siamo chiamati a perseverare nell' innervare le attività che facciamo del richiamo al Vangelo. Detto e stradetto. Il Vangelo si trasmette più efficacemente a casa. Quanto si può fare se a casa si prega insieme...se si legge il vangelo insieme...se insieme si va a messa...
"Basterebbe" riprendere consapevolezza delle "poche cose che contano" nella vita di fede: Parola, Eucarestia, relazioni fraterne in comunità. Nell'Evangelii Gaudium papa Francesco chiede che ci soffermiamo in preghiera per chiedere la grazia che Gesù torni ad affascinarci. Il resto viene di conseguenza, anche le riunioni che facciamo. A proposito, quando i cristiani si incontrano non fanno riunioni, ma prolungano il raduno attorno all'Eucarestia...
CREARE RETE
Aiutamoci, facciamo rete tra associazioni, tra parrocchie, crediamo nella virtù della Collaborazione! Qualcosa già è stato fatto, altri processi sono in atto. Continuiamo a seminare...
CONTINUIAMO A NAVIGARE
Siamo sulla stessa barca. Continuiamo a navigare insieme, sapendo che il mare dialoga con il Cielo. I membri della nave non possono sottrarsi al lavoro di squadra. Costante deve essere il dialogo tra il comandante, le vedette impegnate a scrutare l'orizzonte, gli anziani che conoscono il mare, i rematori che hanno bisogno del ritmo, dettato dal Vangelo. Sappiamo anche che se il vento è contrario l'equipaggio concorde sa trovare l'inclinazione giusta delle vele per procedere lungo la rotta. Impegnative sono due manovre: salpare e andare in porto. Salpare per lasciare le sicurezze. Andare in porto, specialmente se non si ha ancora chiara la meta. Ci spingiamo al largo in questo nuovo anno pastorale già saturo (dal punto di vista della programmazione), sostenendo ciascuno la speranza dell'altro.
Forse dai corsi dovremmo passare ai percorsi di fede. Va in questa linea il tentativo che facciamo con i giovani che sono venuti a Lisbona. Quello che si vuole evitare è di fare iniziative senza iniziativa, vorremmo tornare alla semplicità di relazioni attorno al Vangelo.
Andrebbe recuperata la consapevolezza della fondamentale importanza della comunione, che non annulla le differenze, ma ricentra tutti nell'unica missione.
Forse la S.Messa domenicale è diventata marginale perchè marginale è diventato Gesù Cristo? Forse la S.Messa domenicale è diventata superflua perchè si ritiene superflua la Comunità? Forse non distinguiamo più le emergenze dalle priorità?
A fronte di queste riflessioni spicciole, non posso comunque che ringraziare davvero tutti per l'infinita generosità e l'eroicità dello sforzo per mandare avanti le attività. E l'augurio di saper sfruttare quelle porticine che alcuni aprono, quando - anche senza dirlo - fanno capire che non hanno bisogno di altro se non di qualcuno che parli loro e con loro di Gesù Cristo e stia loro vicino.
A queste condizioni io ci sto. Sono disposto a investire qui diverse serate piuttosto che impegnarle talvolta in estenuanti incontri (23.30 se va bene...), e non poche volte inconcludenti.
don Giovanni
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